Come diventare una super mamma green

Sempre di più le mamme moderne (future e non) vanno alla ricerca di soluzioni ecologiche per la casa, per la cura del corpo e per la salute dei loro bimbi. L’ecosostenibile ormai è il futuro (fortunatamente) e speriamo che piano piano non ci sia neanche bisogno di fare una distinzione fra acquisti eco-friendly e non, ma che lo siano tutti indistintamente.

Si sa che quando si parla di bambini non c’è da badare a spese per farli crescere sani e forti, e si sa che l’ecosostenibile per il momento ha dei prezzi leggermente più alti della media. Ma niente paura, non è necessario spendere un capitale per essere attenti all’ambiente, ecco alcuni consigli per crescere i vostri bimbi in un ambiente sano ed ecologico.

Mangiare green (meno carne e più verdura)

Uno dei grandi pilastri della sostenibilità ambientale si fonda sull’abbandonare la carne per una dieta vegetariana. Sappiamo che l’industria dell’allevamento intensivo di carne animale è una delle maggiori cause del disastro ambientale odierno.

Per di più, la carne della grande produzione non è carne sana, ma è imbottita di antibiotici e sostanze chimiche che una volta entrate nel nostro corpo possono causare gravi problemi.

Scegliere di non mangiare la carne (e i latticini) o almeno ridurne il consumo è quindi un grande segno di amore verso il nostro pianeta e verso noi stessi e i nostri figli. L’ideale sarebbe inoltre acquistare frutta e verdura biologica, così da essere sicuri della bontà degli alimenti che si mettono in tavola e della loro sostenibilità.

Comprare usato: no all’usa e getta si al riciclo

Un aspetto non da sottovalutare di quando ci si prepara per una nuova nascita, ma anche durante i primi anni del bambino, è la quantità di oggetti usa e getta che si è costretti ad acquistare. Per prima cosa i pannolini, vero crucio di ogni neomamma, ma anche vestitini, scarpe messe una volta e già troppo piccole, giocattoli e passeggini.

Ecco perché è importante riciclare. Usate il passaparola: chiedete in giro, qualsiasi mamma ha nell’armadio almeno uno scatolone di vestiti ormai troppo piccoli da regalare. Stesso dicasi per passeggini, seggiolini auto, culle e accessori vari: cercate nei negozi di seconda mano o online, le possibilità sono moltissime. Per quanto riguarda i pannolini invece esistono alternative lavabili in cotone, saranno meno pratici, ma la pelle del vostro bimbo ringrazierà.

Usare prodotti ecologici

Altra azione importante è usare prodotti ecologici. Sia per pulire la casa che per la cura della vostra pelle e di quella dei vostri piccoli. Spesso non ci rendiamo conto della quantità di rifiuti tossici che i nostri detersivi chimici riversano nell’ambiente. Solo lavando i nostri vestiti con un qualsiasi detersivo da supermercato, rilasciamo nell’acqua di fiumi e mari tensioattivi che avvelenano la flora e fauna acquatica.

Ma non inquinano solo l’acqua, rimanendo sui tessuti dei nostri capi sono facilmente assorbiti dalla nostra pelle e possono provocarci allergie e dermatiti. Stesso dicasi per la pulizia dei pavimenti, soprattutto quando si ha un neonato che gironzola per casa.

La soluzione è usare prodotti ecosostenibili di semplice reperibilità, come bicarbonato, aceto e limone, che già da soli sono sufficienti per pulire gran parte delle superfici domestiche, fare la lavatrice e lavare i piatti. Usare panni in microfibra lavabili al posto di panni usa e getta e stare sempre attenti alla composizione chimica dei prodotti che acquistiamo.

Obesità infantile: la prevenzione è la chiave

Un bambino su tre è sovrappeso. Fa effetto a leggerlo così, nudo e crudo, eppure questo dato è realistico ed è lo specchio di un problema che sta condizionando la società: l’obesità infantile. Se al tempo dei nostri nonni e genitori questa patologia era quasi sconosciuta, negli ultimi decenni ha assunto un’importanza tale da smuovere associazioni di medici pediatri e Ministero della Salute. Uniti per un obiettivo: la prevenzione.

Che prevenire sia meglio che curare è ormai assodato, ma il detto è quanto mai vero quando si parla di bambini piccoli e piccolissimi, i quali non possono esercitare il diritto di scelta: prevenire è allora un atto di amore necessario, per non condannarli a un futuro di obesità. Le cellule adipose, infatti, si formano principalmente in due momenti della nostra vita: la prima infanzia e l’adolescenza. Va dunque posta molta attenzione all’alimentazione fin dai primissimi mesi.

I miracoli dell’allattamento al seno

Tra i tanti e ormai noti benefici dell’allattamento al seno, ultimamente i ricercatori ne hanno scoperto uno importantissimo: prevenire il sovrappeso nei bambini. Pare infatti che i bambini allattati al seno fino almeno al sesto mese di vita vadano meno incontro al rischio di diventare obesi; innanzitutto perché la leptina, un ormone contenuto nel latte materno, li aiuta a regolare il metabolismo energetico.

In secondo luogo, e questa è una scoperta molto importante, un ruolo cruciale l’avrebbe il fatto che il bambino si abitua a una ampia varietà di sapori: il gusto del latte materno dipende infatti da ciò che mangia la mamma. Bambini meno schizzinosi saranno più propensi ad adottare un’alimentazione varia che include anche frutta e verdura, pesce, carni magre e legumi: la tanto decantata (giustamente) dieta mediterranea.

Ecco un altro importante fattore preventivo dell’obesità infantile: alimentarsi correttamente, in maniera varia ed equilibrata. Lo svezzamento deve puntare a ciò e non si dovrebbe cadere nella “trappola” degli zuccheri facili: gli stessi pediatri ormai sconsigliano l’abuso di succhi di frutta e tisane zuccherate nei biberon. Lo stesso biberon non dovrebbe essere usato oltre i due anni, sempre per evitare di assumere più zuccheri e calorie del necessario.

Alimentazione equilibrata e movimento fisico

Un comportamento corretto a tavola va di pari passo con un’attività fisica adeguata all’età. Lo sport in età infantile non è solo una fantastica valvola di sfogo bensì un efficace modo per prevenire e combattere il sovrappeso; l’ideale è abituare i bambini al movimento fisico sin da piccolissimi – esistono corsi di acquaticità dai 3 mesi di vita – in modo che una regolare attività fisica diventi negli anni abitudine.

E se il problema non si risolve così? Qualche dato può venirci in aiuto: il 95% dei casi di obesità infantile è dovuto a obesità primaria, ovvero dovuta quasi totalmente a un rapporto scorretto con il cibo. Solo nel restante 5% dei casi intervengono fattori genetici o endocrini. Come a dire: si può fare molto, in cura e in prevenzione. L’importante è farlo, offrendo al bambino la possibilità di una vita lunga e sana.

Capricci a tavola: cosa fare se il bambino non mangia

Da sempre in cima alla top 10 delle preoccupazioni di ogni mamma c’è la paura che il bimbo non mangi abbastanza. La pausa pranzo può trasformarsi in un incubo quando, malgrado ogni vostro sforzo di preparare un pranzo appetibile, il bambino continua puntualmente a rifiutare qualsiasi cosa gli si ponga di fronte.

Tranquille mamme, a tutto c’è una soluzione e a volte si tratta solo di avere un pò (o molta) pazienza e di mettere a punto alcuni trucchi.
Per aiutarvi, ecco alcuni consigli per quando il bambino non vuole mangiare.

Ricordarsi che è normale

Prima di tutto ricordarsi che i capricci per il cibo sono una fase normale che attraversa ogni bambino. Specialmente dai 2 ai 3 anni, quando inizia la fase dei “no”, vostro figlio sfrutterà ogni occasione per andarvi contro. Non solo solo capricci, ma è uno dei primi segnali di affermazione della propria identità, in contrasto a quella dei genitori. È importante quindi lasciare che questo momento passi con adeguata tranquillità.

Cercate di rendere il tempo del pasto un momento giocoso, lasciatelo sperimentare con le mani, non importa se ci sarà di più da pulire. Abbiate tanta pazienza, col tempo il bimbo crescerà e mangerà di più.

Se il bimbo invece è già più grande (4/6 anni) potete iniziare ad imporre più regole, come il fatto di non alzarsi da tavola finché non si ha finito di mangiare, ma sempre con tranquillità e cercando di mantenere comunque una bella atmosfera durante i pasti.

Non ingannare il bambino

È controproducente cercare di ingannare il bambino mescolando i sapori o nascondendogli degli ingredienti nella pappa. Se gli spinaci non gli piacciono non li mangerà, non importa se li nascondete in un chilo di carote. I bimbi sono sempre più furbi di quello che pensiamo, di sicuro se ne accorgerà e otterrete l’effetto contrario: non mangerà più neanche le carote.

Meglio quindi aspettare il momento giusto, riproporgli a distanza di tempo le pietanze da lui rifiutate e vedere come si comporta: non si sa mai che sia la volta buona!

Non promettere un premio e non minacciare castighi

Come detto prima, il pranzo e la cena devono essere bei momenti passati in famiglia, in un’atmosfera piacevole e rilassante. Se il bambino si sente a suo agio seduto a tavola con voi, allora mangerà più volentieri. Non trasformiamo dunque il pranzo in una lotta a colpi di: “se non mangi chiamo il lupo che ti venga a prendere” o “solo i bambini che mangiano tutto vanno a giocare”.

Il cibo non deve essere utilizzato come ricatto e non è giusto far sentire in colpa il bambino solo perché non mangia. Allo stesso modo è sbagliato promettere come premio dolci e caramelle se il bimbo mangia la verdura.

Ricordate che la prima regola è: dare l’esempio. Il genitore per primo deve mangiare in modo sano, così il bimbo imparerà (anche se non i suoi tempi) per imitazione.

Coinvolgere il bambino in cucina

Quando il bimbo è abbastanza grande coinvolgetelo nella preparazione dei pasti. Insegnategli a preparare piatti semplici come pizza, torte salate, muffin, biscotti. In questo modo imparerà a sperimentare con i diversi cibi e vorrà assaggiare molto di più.

Come effetto collaterale la cucina sarà senza dubbio un pò più sporca e probabile che le pietanze siano più bruttine, ma le avrete preparate insieme e questo, oltre che aiutare il bambino a mangiare, vi regalerà bellissimi ricordi di tempo condiviso.

Falsi miti che condizionano le future mamme a tavola

Non toccare i gatti, mangia per due e dì addio al caffè. Qualsiasi futura mamma incappa in uno o più di questi falsi miti che si tramandano di generazione in generazione, sulla base di credenze popolari.

L’ambito in cui la fantasia in tema di presunti divieti si scatena maggiormente è proprio quello alimentare: dalle fantomatiche voglie al caffè, passando per il gatto, ce n’è proprio un bel campionario.

Sarebbe bello, innanzitutto, poter risalire all’origine di questi falsi miti; nella maggior parte dei casi però è impossibile farlo, perché la radice di certe credenze si perde nella notte dei tempi.

Ciò che è invece assolutamente certo è che la gravidanza rappresenta una fase delicata nella vita di una donna, da vivere con la maggiore serenità possibile: anche, o soprattutto, a tavola. Perché in un senso, ma in uno solo, in quei nove mesi si mangia davvero per due.

Fragole a mezzanotte

Le voglie delle donne gravide sono ormai diventate un cliché, nella vita reale così come in televisione.

Ma non è detto che tutte le donne debbano svegliarsi alle tre di notte in preda a un incontenibile desiderio di mangiare fragole con la panna, ed è assolutamente falso che non soddisfare queste voglie porti alla formazione di chiazze brune o rossastre sulla pelle del nascituro; queste ultime sono angiomi, indipendenti dalle voglie della madre.

Il desiderio di determinati cibi durante i mesi della gravidanza è una realtà – dovuta agli ormoni, pare – ma mai così marcata come si vorrebbe far credere.

Ad ogni modo le voglie non devono diventare una scusa per mangiare come due persone, mito duro a morire e nella cui trappola molte future mamme purtroppo cadono. Il fabbisogno energetico di una donna incinta è sì maggiorato, ma di appena 300 kcal circa al giorno.

Non bisogna dunque mangiare per due a livello di dosi, ma bisogna assolutamente farlo a livello di qualità: zuccheri e dolci in eccesso non fanno bene, così come grassi saturi e cibi “spazzatura”.

Diabete gestazionale e ipertensione sono un rischio concreto durante la gravidanza: un motivo in più per mettere da parte le credenze popolari e aprire un buon libro sull’alimentazione in gravidanza.

Ma è davvero colpa del gatto?

Gravidanza fa rima con toxoplasmosi: e se è vero che questa malattia rappresenta un rischio concreto per le donne gravide, è altrettanto vero che accarezzare un gatto è il minore dei rischi.

Il parassita responsabile della toxoplasmosi si può trovare nella carne cruda o poco cotta e nelle feci di gatto, ma solo dopo che queste ultime sono state eliminate da almeno 24 ore: ecco spiegato quanto risibile sia il ruolo del gatto nella trasmissione di questa patologia.

Per evitare il rischio di contrarre la toxoplasmosi bisogna tenere alla larga le carni crude, piuttosto che il gatto di casa: consumare solo carni ben cotte e rinunciare alla quasi totalità dei salumi sono due raccomandazioni validissime, oltre a quella, valida per tutti, di lavare accuratamente frutta e verdura.

Infine, due parole sull’amatissimo caffè: il mito lo vuole causa di aborti e di ritardo dello sviluppo del feto.

Non è ancora ben chiara la dinamica secondo cui un abuso di caffè abbia un effetto dannoso sulla gestazione, ma si parla comunque di abuso; nel limite delle due tazzine al giorno – oppure due tazze di tè nero o tre di tè verde – secondo l’Oms non si corre alcun rischio.

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